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Sempre più allarmante la questione delle sostanze perfluoroalchemiche, che ha investito in particolare 29 comuni del Vicentino. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia (Enea) e l’Associazione medici per l’ambiente (Isde) hanno calcolato un boom di decessi negli ultimi trent’anni: 1300 persone, ovvero 43 ogni dodici mesi. I decessi sono riconducibili a malattie cerebro-vascolari, cardio-vascolari, diabete, cancro del rene. Tra le società sotto accusa c’è la Miteni di Trissino (Vicenza), indicata anche da Arpav come la principale fonte d’inquinamento da Pfas. Di contro, la stessa azienda multinazionale ha rigettato le accuse, spiegando come la produzione della sostanza sia terminata nel 2011 e in precedenza i reflui erano gestiti come “rifiuti”.

Gli esperti hanno preso in esame proprio i trent’anni precedenti al 2011, analizzando i 144 mila morti registrati dall’Istat tra le province di Verona, Vicenza e Padova, ovvero la superficie laddove c’è stata la maggiore contaminazione. Questi sono stati confrontati con i 645 mila decessi delle aree confinanti e i risultati sono a dir poco preoccupanti: oltre 3 decessi al mese, che in un anno significa un totale di 43. Di più, perché tra i territori contaminati da Pfas e quelli non toccati ci sono delle differenze non da poco; infatti, si registra un 14 per cento in più di morti da diabete per gli uomini e il 31 per cento per le donne. Riguardo le patologie cario-vascolari, c’è un aumento del 21 per cento nei maschi e il 18 per cento nelle femmine, mentre se analizziamo gli infarti miocardici, negli uomini l’incidenza sale del 12 per cento del 15 per cento nelle donne.

Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, con oggetto “Richiesta di intervento straordinario” per tutti i comuni interessati, con “l’adozione di tutti i provvedimenti a sostegno degli sforzi già in atto, anche di natura straordinaria e urgente”. Palazzo Balbi preannuncia “la presentazione a brevissimo termine di un programma di interventi strutturali e infrastrutturali, da realizzare in un arco temporale di 4-7 anni”, per un importo “di oltre 100 milioni di euro per la modifica strutturale degli approvvigionamenti idrici per il settore idropotabile e per i settori industriali e agricoli coinvolti”, mentre “per la sorveglianza sanitaria si stimano costi diretti pari a 100 milioni di euro l’anno”.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Danni Ambientali

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